Dedicato a tutte le mamme

Dedicato a tutte le mamme

Settembre 14, 2020 0 Di .

Oggi è la festa dedicata alle nostre rocce, alle pietre miliari che hanno marcato e marcheranno le fasi salienti della nostra vita.
Questa giornata serve a tutti noi per ringraziare, amare, ricordare, assaporare i bei momenti e i ricordi, i sorrisi, gli abbracci, i piatti preferiti, le carezze sul viso prima di una partenza, i baci al ritorno, le chiamate piene di gioia… Quelle piene di preoccupazione…
Se esistiamo è perchè abbiamo o abbiamo avuto una madre.
Io sono di parte ed ovviamente, dedicando questa celebrazione a mia madre, ormai più popolare di me, essendo diventata la roccia d’appiglio di tutti gli italiani, due sono le immagini quando visiono mia madre: i suoi occhi ed il sorriso…
Occhi attenti che osservano senza criticare, occhi che immagazzinano senza catalogare occhi che parlano senza emettere suono …
La parte buona del mio carattere l’ho ereditata da lei, i difetti li ho acquisiti io crescendo.
Ricordo quando da bambino andavo a prendere le michette ed il latte, al panificio sotto casa, in piazza cantore, nel mio amato Trentino, (l’unica terra che credo abbia più laghi o castelli che stazioni di benzina) quella stessa casa dove tutt’oggi risiede mia mamma.
Come entravo la frase di rito era: ”che cosa possiamo fare per questo bambino col sorrisone e due fanali come occhi?”
Ed io rosso come un peperone, repentino cercavo d’impersonificare la fisionomia cinese.
Ci sono voluti un paio d’anni per rendermi conto di che dono mi aveva dotato mia madre.
Da ragazzino tendenzialmente guardavo tutto ciò che mi circondava, inconsciamente esteta.
Mi e’ sempre piaciuto osservare assimilandole, le cose belle, animate o meno che fossero.
Un paesaggio,un giardino, le dolomiti, il mio primo gatto pulce, il mini-cagnolino della mia coinquilina la signora Nicolodi, il primo cavallo, un arabo chiamato guarda caso, Chico.
Lo zio Gianni me lo dava da montare dopo due nanosecondi d’istruzioni, per farlo sgranchire un po’ diceva lui, ed io a tutta birra tra i pomari, l’unica marcia il galoppo, non avendo ancora appreso i comandi per rallentare.
Più crescevo più i miei occhi erano grandi.
Fortunatamente la panettiera non era nei paraggi.
Mi piaceva la neve del Bondone, il ghiacciaio vicino al rifugio Agostini, mi piaceva il lago di San Cristoforo ed il suo fratellone il Lago di Garda, mi piaceva il disegno del Duomo e delle chiese anche se non ci potevo cantare (ricordate? stonato come una campana tibetana..)
Mi piacevano in progressione le biciclette, le motociclette, e la mia prima 500 color crema.
Le mie prime scarpe da calcio.
Privo di una racchetta da tennis, e di una mazza da golf, mi piacevano guanto e mazza da baseball.
Mi è piaciuta la mia prima uscita in barca a vela, un 470 di proprietà dell’amico Marco Segatta.
Le mie performance da prodiere/palombaro al trapezio, rimangono negli annali delle trote.
Più una cosa era difficile, od impossibile, più io ne ero attratto, mi piaceva la vela prima, ed il windsurf qualche anno dopo.
Ma nulla pareggiava il mio fascino per le donne: il mio termine di paragone era mia madre, tutt’ora bella a 92 anni, immaginatevi da giovane…
Amavo osservare le future mamme col loro pancione e il sorriso dettato dalla felicità del loro stato.
Le ho sempre considerate eroine, superiori a noi maschi.
Partorire non è una passeggiata nel parco.
L’ho scoperto sulla mia pelle dopo aver aiutato Heather a partorire i nostri tre figli, io e lei da soli…
Nessun medico d’assistenza… Con Savannah fu un mancato calcolo di contrazioni, con Jenna e Francesco, invece, fu totalmente voluto.
Dopo tanti anni leggendo una delle mie riviste scientifiche, ho finalmente scoperto il perchè delle mie pupille grandi:
quando osserviamo un qualcosa che ci fa piacere vedere (per me praticamente ogni cosa che ha che fare con la natura, soprattutto le mamme col pancione, per me un inno alla vita) la nostra pupilla si dilata fino al 50% della misura originale.
Le mie, dopo aver visto il mondo e tante mamme, non sono più rientrate nelle misure originali.
Il sorriso e’ parte di me, anche qui dentro.
E’ più facile per me rimanere in apnea, che senza un sorriso.
Per questo ringrazio mia madre.
E’ lei che mi ha insegnato la bellezza delle cose semplici, quotidianamente presenti, eppure spesso invisibili..
A tutte le mamme dell’Onda di Chico, mia madre in pole position, auguro di passare questo giorno sorridendo in una tinozza di felicità, circondate dalle persone care…
Perchè la vita, la cosa più bella che possediamo, se non è vissuta col sorriso sul viso, non è vita
A tutti i pancioni onda, ed a tutte le rocce che il pancione lo hanno già avuto, dedico un abbraccio salvagente…
Sempre con tanto affetto e gratitudine,

Chico